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venerdì 13 luglio 2012

Vero?

La verità è come una sinuosa danzatrice esotica coperta dai suoi mille veli dai colori accesi e violenti: anche l'osservatore più acuto e sottile non scorgerà mai nulla se non gli occhi incantatori e menzogneri dell'abile ballerina, affatto rivelatori della verità sotto le mille sgargianti apparenze; e così essa c'inganna con gl'ipnotici e sinuosi movimenti e con i dolci (falsi) occhi, invogliandoci, come una cortigiana che vuol apparir virtuosa, a scoprir le numerose sue vesti, ma al contempo c'indica e dice:" guardate, vuol questo poveraccio scoprire le virtù d'una signora nobile e pudica come me?" e noi, frustrati dall'avido desiderio e bloccati dal cospicuo senso collettivo del pudore, non azzardiamo a toccar neanche un velo solo, ma ci sforziamo di veder attraverso le molteplici trasparenze, così che tutto c'appare distorto e confuso nonostante i nostri sensi ci dicano che ciò ch'abbiamo percepito sia reale; e per quanto acuto sia l'osservatore, mai penetrerà la moltitudine di drappeggi che morbidi e menzogneri coprono le forme della verità meretrice.

giovedì 19 aprile 2012

Per bruni occhi...




Per bruni occhi come dolci castagne
mille Troie ancor cader dovrebbero
chè le tue gratie un troian Paride abbia,
al viso che Zeusi cercava, uno
e mille ancor Priamo progenie pomi
ancor dovrebbe esso te rendere,
pugna mille et mille genesi et morti
troverà per ogni tuo sol cenno
tu che sull'Olimpo alta risiedi
e Selene cara vicina vedi.

Atena esultar vittoriosa su te
non puote, com'essa potè con Aracne,
nell'ammaliar s'è superior a Circe
di Collatin sposa più virtuosa siè,
ch'un non le labbra di dama Fortuna
ha da cercare con bramoso animo,
ma le tue d'ambrosia odorose
chè fortuna beata teco trova.

giovedì 12 aprile 2012

Atto I Scena I

Il monologo di Sesto prima di far irruzione nella stanza di Lucrezia:

Sesto:

Qüale indicibile brama avvolge

e avvampa e brucïa il mio cuore, ardore

che sol in unico modo placato

può esser, da dove questo desiderio?

Agli occhi più prezioso è ciò ch'appare

irraggïungibile, chi bramerebbe

ciò ch'alla lunghezza d'un braccio sta?

La semplicità non è la virtù

de' l'uman spirto, disprezzo piuttosto

e noia essa alimenta, chi nel tedio

vorrebbe trovar albergo e rifugio?

Chi invece vorrebbe non sentir fuoco

e foia nutrir i singol istanti

ch'infiniti sembrano scorrer quando

tedioso l'animo è intorpidito?

Ma ecco il mio desiderio, è Lucrezia,

oh sì! Qual cüore non si scïoglierebbe

innanzi al grazioso süo sembiante?

Dolce! tanto pudica quanto bella,

irresistibile tentazione; unica

intenta alle domestiche mansioni

quando altre alla libido i sensi propri

donavan con elevato sollazzo.

Un bianco fiore che tra nude rocce

schiudesi, colto esso vuòl esser.

Così voglio coglier il fior tuo prezioso:

funesto il dì in cui scommessa addottammo

teco Lucio, amico mïo, maledetto

il giorno che alla tua mensa sedetti

per festeggiar di te la miglior parte,

ma ecco, deh! or m'appresto col ferro

ascosto sotto il manto a te venir,

Lucrezia mia, come libidinoso

Giove a Io venne: così silenziosamente

e furtivamente mia ti farò,

questo è il destino che ho deciso

per te stanotte. Sì, di te tradir

la stima, Collatino, ho deciso,

sì, anco di tradire la tua gentil

ospitalità, mia Lucrezia, scelgo.

Tu ch'alla tua mensa m'hai dato posto,

tu, che questa sera asilo in tua casa

m'hai concesso, commossa da' li enormi

sforzi de' lo regio esercito innanzi

a l'Ardeatine nemiche porte.

Or il mio umil giaciglio vo lasciando

per entrar nel talamo tuo,oh Lucrezia.