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giovedì 17 agosto 2017

Riuscì ad avvicinarsi così tanto da cominciare a distinguere molti particolari: delle violette e profonde occhiaie deformavano l’intera area sottostante gli occhi modificandone pesantemente la fisionomia, le guance erano scavate talmente tanto da far sporgere gli zigomi quasi ci si aspettasse dovessero perforare la pallida e arida pelle che ricopriva l’intero volto… pesanti rughe solcavano i lati degli occhi, la fronte e i lati del naso, forse ne aveva altre sul mento e ai lati della bocca, ma non erano visibili a causa della folta e crespa barba che riusciva a ricoprirgli tutta la parte inferiore del viso: era appiccicosa e incrostata da una qualche sostanza non ben definita: emetteva un odore pungente di fermentazione; i baffi e il mento ne erano così pregni da rendere difficile distinguere qualsiasi altro tipo di odore. Arrivò quasi a sbatter il proprio naso contro quello dello straniero, riuscì a sentire l’alito del tizio: puzzava di decomposizione e alcol stantio, girò leggermente il capo di lato fissandolo di sbieco, quegli occhi verdi erano fastidiosi e troppo indagatori, lo mettevano a disagio oltre ad aizzargli un tale risentimento da voler strapparglieli dalle orbite con le nude dita; si abbassò di scatto cercando di sporgersi verso il retro dello specchio, forse c’era una qualche apertura o un qualche vetro da dietro il quale quell’essere orripilante lo spiava prendendolo in giro, imitandolo in tutto e per tutto, forse per creargli un qualche crollo psicologico o per testare la sua sanità mentale, ma niente, c’era solamente un vuoto dato dalla curvatura del muro e dalla superficie piatta del pezzo di vetro e argento: ci infilò dietro una mano ma non sentì nulla se non il fresco freddo del muro e la strana superficie leggermente ruvida dello specchio… non c’era nulla.

sabato 31 dicembre 2016





Solo per oggi è possibile scaricarlo gratuitamente, di seguito un piccolo estratto dal libro... godetevelo.

Qual cruccio oscura i tuoi ridenti occhi?
Fulgidi astri de' Pleiadi sorelle,
quante galassie ho visto!
smarrir l'animo nell'arcano oblio
d'un immenso oceano,
quale sublime viaggio:
il dispïegarsi dell'infinito
nell'attimo fugace
d'un breve pensïer.

Avverto il fragor della tempesta
nel silenzioso vento
tra la tua odorosa chioma, t'affanni
e nel buïo vaghi
in cerca del tuo angol
di tïepida luce,
mille martirii dell'Ade
su di me infliggerei
per regalare baglior ai tuoi occhi,
deh, così ch'un sì tenero sorriso,
invidia della Citerea figlia,
sul tuo grazioso sembïante affiori.

Dolce unguento per le tue ferite
le mïe parole, il mïo amor,
per te, cara, possa essere,
ch'io del tuo radioso serto di re
e consacrato servo
possa contornare il mïo umil capo:
goder possiamo insieme
d'un infinito gaudio.

sabato 17 dicembre 2016

Pubblicata la prima raccolta di alcuni scritti, alcuni sono già presenti nel blog, altri sono inediti: rimanete in contatto tramite il blog, seguendo la pagina google+ o iscrivendovi tramite mail per aggiornamenti ed eventuali offerte, intanto è disponibile un'anteprima nell'immagine sottostante,buona lettura.

lunedì 21 novembre 2016

Uguale ormai fluisce il rapido istante...

Uguale ormai fluisce il rapido istante,
ridondante successione immutabile;
prigioniero ne' la cinta asfissiante
affoga miser lo spirto ne' fiele.

Oppresso crogiolasi mestamente
dinanzi a la fiamma ardente
de' passate memorie evanescenti,
simil a eternate rovine giacenti.

Lampi conviviali cristallizzati,
consumati nella vampa dell'attimo
e nel mio pensiero idealizzati;

dolce allor il vagolar nell'animo
dell'amabili istanti condivisi,
gradevol rimirar i gentil visi.

martedì 10 maggio 2016




Come il librar danzante de' figure
ch'i pennuti traccian in su la volta
versando lieti canti ne' pianure
che l'attenzion lor sol viene rivolta,

così la fantasia mia sogna
leggiadri e molli gesti d'una dea
che languide linee l'aere adorna,
allor in quiete l'animo si bea.

Oh celestiale forma 'sì vezzosa,
tu ch'offri tregua e smorzi li tormenti
e men stancante fai sembrar l'irosa

ragione, con l'ambrosia tu le genti
sazia, quiete porta ne' penosa
valle de' l'anime tutt'ora ansanti.

mercoledì 31 luglio 2013



Inerpicata tra alte vette, oltre plumbei ammassi d'acqua accalcati da gelide e feroci correnti, in una ovattata calma ove tempo e spazio sembrano sospesi come cristalli di neve nell'aria, una macchia, una piccola macchia nera senza alcuna sfumatura, senza portar ombre, se ne sta sospesa a mezz'aria, immobile.
Una luce cangiante, calda, incorporea e diffusa, illumina il cielo sopra la piccola macchia nera, gelida, così corporea, così pesante; sotto di lei il vorticare incessante e violento, turbini dalle mille sfumature grigie si scontrano, cozzano, di dissolvono e rinascono, si aggregano e si distaccano in una caotica danza senza alcuna logica, senza alcuna regola, libera, sfrenata.
La piccola nera macchia sembra guardare in ogni dove, senza osservare, pesante e vuota, gira, si ferma e gira nuovamente, ma non si discosta dal suo dove, vortica assieme ai turbini.
La nera piccola macchia d'un tratto s'arresta, immobile, insensibile, sospesa; cade, cade in picchiata velocemente, tutto diventa confuso e scorre, la luce si amalgama con il grigio dei vortici, stiature dorate si aggrovigliano a grigi filamenti, si annodano, si avvinghiano fino a fondersi.
Fragore, poi silenzio; ancora grigio tutto attorno, sotto non c'è più nulla, sopra neanche.
La macchia piccola nera ora può solo guardare in alto, guardare quei vortici argentati e dorati, quei filamenti legati tra di loro, avvolti in infinite spire, indissolubili; ora comincia a espandersi, senza alcun controllo, scivola su di una liscia superficie grigia, gelida.
Scivola e si scinde, nere linee fluiscono via, in ogni dove.
La nera macchia piccola non si dissolve.

venerdì 13 luglio 2012

Vero?

La verità è come una sinuosa danzatrice esotica coperta dai suoi mille veli dai colori accesi e violenti: anche l'osservatore più acuto e sottile non scorgerà mai nulla se non gli occhi incantatori e menzogneri dell'abile ballerina, affatto rivelatori della verità sotto le mille sgargianti apparenze; e così essa c'inganna con gl'ipnotici e sinuosi movimenti e con i dolci (falsi) occhi, invogliandoci, come una cortigiana che vuol apparir virtuosa, a scoprir le numerose sue vesti, ma al contempo c'indica e dice:" guardate, vuol questo poveraccio scoprire le virtù d'una signora nobile e pudica come me?" e noi, frustrati dall'avido desiderio e bloccati dal cospicuo senso collettivo del pudore, non azzardiamo a toccar neanche un velo solo, ma ci sforziamo di veder attraverso le molteplici trasparenze, così che tutto c'appare distorto e confuso nonostante i nostri sensi ci dicano che ciò ch'abbiamo percepito sia reale; e per quanto acuto sia l'osservatore, mai penetrerà la moltitudine di drappeggi che morbidi e menzogneri coprono le forme della verità meretrice.

giovedì 19 aprile 2012

Per bruni occhi...




Per bruni occhi come dolci castagne
mille Troie ancor cader dovrebbero
chè le tue gratie un troian Paride abbia,
al viso che Zeusi cercava, uno
e mille ancor Priamo progenie pomi
ancor dovrebbe esso te rendere,
pugna mille et mille genesi et morti
troverà per ogni tuo sol cenno
tu che sull'Olimpo alta risiedi
e Selene cara vicina vedi.

Atena esultar vittoriosa su te
non puote, com'essa potè con Aracne,
nell'ammaliar s'è superior a Circe
di Collatin sposa più virtuosa siè,
ch'un non le labbra di dama Fortuna
ha da cercare con bramoso animo,
ma le tue d'ambrosia odorose
chè fortuna beata teco trova.

giovedì 12 aprile 2012

Atto I Scena I

Il monologo di Sesto prima di far irruzione nella stanza di Lucrezia:

Sesto:

Qüale indicibile brama avvolge

e avvampa e brucïa il mio cuore, ardore

che sol in unico modo placato

può esser, da dove questo desiderio?

Agli occhi più prezioso è ciò ch'appare

irraggïungibile, chi bramerebbe

ciò ch'alla lunghezza d'un braccio sta?

La semplicità non è la virtù

de' l'uman spirto, disprezzo piuttosto

e noia essa alimenta, chi nel tedio

vorrebbe trovar albergo e rifugio?

Chi invece vorrebbe non sentir fuoco

e foia nutrir i singol istanti

ch'infiniti sembrano scorrer quando

tedioso l'animo è intorpidito?

Ma ecco il mio desiderio, è Lucrezia,

oh sì! Qual cüore non si scïoglierebbe

innanzi al grazioso süo sembiante?

Dolce! tanto pudica quanto bella,

irresistibile tentazione; unica

intenta alle domestiche mansioni

quando altre alla libido i sensi propri

donavan con elevato sollazzo.

Un bianco fiore che tra nude rocce

schiudesi, colto esso vuòl esser.

Così voglio coglier il fior tuo prezioso:

funesto il dì in cui scommessa addottammo

teco Lucio, amico mïo, maledetto

il giorno che alla tua mensa sedetti

per festeggiar di te la miglior parte,

ma ecco, deh! or m'appresto col ferro

ascosto sotto il manto a te venir,

Lucrezia mia, come libidinoso

Giove a Io venne: così silenziosamente

e furtivamente mia ti farò,

questo è il destino che ho deciso

per te stanotte. Sì, di te tradir

la stima, Collatino, ho deciso,

sì, anco di tradire la tua gentil

ospitalità, mia Lucrezia, scelgo.

Tu ch'alla tua mensa m'hai dato posto,

tu, che questa sera asilo in tua casa

m'hai concesso, commossa da' li enormi

sforzi de' lo regio esercito innanzi

a l'Ardeatine nemiche porte.

Or il mio umil giaciglio vo lasciando

per entrar nel talamo tuo,oh Lucrezia.

sabato 5 febbraio 2011

Forse 'l fluir del tempo
il cristallin chiaror
ne' sereni occhi ha spento?
Eppure di vita spendon ancor.

Ne' l'orme ch'il secol
passato ha solcato su le sfiorite
gote un tempo tenere
si nascondono memorïe ingrigite
di letizie e dolenze,
d'affanni e trionfi
ch'appellar nöi usiam...