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giovedì 17 agosto 2017

Riuscì ad avvicinarsi così tanto da cominciare a distinguere molti particolari: delle violette e profonde occhiaie deformavano l’intera area sottostante gli occhi modificandone pesantemente la fisionomia, le guance erano scavate talmente tanto da far sporgere gli zigomi quasi ci si aspettasse dovessero perforare la pallida e arida pelle che ricopriva l’intero volto… pesanti rughe solcavano i lati degli occhi, la fronte e i lati del naso, forse ne aveva altre sul mento e ai lati della bocca, ma non erano visibili a causa della folta e crespa barba che riusciva a ricoprirgli tutta la parte inferiore del viso: era appiccicosa e incrostata da una qualche sostanza non ben definita: emetteva un odore pungente di fermentazione; i baffi e il mento ne erano così pregni da rendere difficile distinguere qualsiasi altro tipo di odore. Arrivò quasi a sbatter il proprio naso contro quello dello straniero, riuscì a sentire l’alito del tizio: puzzava di decomposizione e alcol stantio, girò leggermente il capo di lato fissandolo di sbieco, quegli occhi verdi erano fastidiosi e troppo indagatori, lo mettevano a disagio oltre ad aizzargli un tale risentimento da voler strapparglieli dalle orbite con le nude dita; si abbassò di scatto cercando di sporgersi verso il retro dello specchio, forse c’era una qualche apertura o un qualche vetro da dietro il quale quell’essere orripilante lo spiava prendendolo in giro, imitandolo in tutto e per tutto, forse per creargli un qualche crollo psicologico o per testare la sua sanità mentale, ma niente, c’era solamente un vuoto dato dalla curvatura del muro e dalla superficie piatta del pezzo di vetro e argento: ci infilò dietro una mano ma non sentì nulla se non il fresco freddo del muro e la strana superficie leggermente ruvida dello specchio… non c’era nulla.