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giovedì 19 aprile 2012
Per bruni occhi...
giovedì 12 aprile 2012
Atto I Scena I
Sesto:
Qüale indicibile brama avvolge
e avvampa e brucïa il mio cuore, ardore
che sol in unico modo placato
può esser, da dove questo desiderio?
Agli occhi più prezioso è ciò ch'appare
irraggïungibile, chi bramerebbe
ciò ch'alla lunghezza d'un braccio sta?
La semplicità non è la virtù
de' l'uman spirto, disprezzo piuttosto
e noia essa alimenta, chi nel tedio
vorrebbe trovar albergo e rifugio?
Chi invece vorrebbe non sentir fuoco
e foia nutrir i singol istanti
ch'infiniti sembrano scorrer quando
tedioso l'animo è intorpidito?
Ma ecco il mio desiderio, è Lucrezia,
oh sì! Qual cüore non si scïoglierebbe
innanzi al grazioso süo sembiante?
Dolce! tanto pudica quanto bella,
irresistibile tentazione; unica
intenta alle domestiche mansioni
quando altre alla libido i sensi propri
donavan con elevato sollazzo.
Un bianco fiore che tra nude rocce
schiudesi, colto esso vuòl esser.
Così voglio coglier il fior tuo prezioso:
funesto il dì in cui scommessa addottammo
teco Lucio, amico mïo, maledetto
il giorno che alla tua mensa sedetti
per festeggiar di te la miglior parte,
ma ecco, deh! or m'appresto col ferro
ascosto sotto il manto a te venir,
Lucrezia mia, come libidinoso
Giove a Io venne: così silenziosamente
e furtivamente mia ti farò,
questo è il destino che ho deciso
per te stanotte. Sì, di te tradir
la stima, Collatino, ho deciso,
sì, anco di tradire la tua gentil
ospitalità, mia Lucrezia, scelgo.
Tu ch'alla tua mensa m'hai dato posto,
tu, che questa sera asilo in tua casa
m'hai concesso, commossa da' li enormi
sforzi de' lo regio esercito innanzi
a l'Ardeatine nemiche porte.
Or il mio umil giaciglio vo lasciando
per entrar nel talamo tuo,oh Lucrezia.